Un migliaio di braccianti sikh della provincia di Latina in sciopero per la prima volta. Sotto le bandiere della Cgil, insieme all’associazione «In migrazione», gli immigrati hanno sfilato in piazza della Libertà per chiedere l’attivazione della task force già costituita presso la prefettura di Latina affinché le istituzioni e la Direzione territoriale del lavoro intensifichino gli sforzi nel controllare le aziende che non rispettano leggi e contratti. Nell’intero territorio si stima una presenza di oltre 30 mila braccianti.
La piaga dello sfruttamento delle migliaia di braccianti indiani è nota da anni, come lo sono il mercato dei permessi di soggiorno, l’isolamento culturale e sociale in cui vivono gli infaticabili operai che reggono, con le loro 12 ore di lavoro quotidiano sottopagato (3,5 euro l’ora), l’intero sistema agricolo pontino.
Negli ultimi anni lo sforzo di conferire dignità ai lavoratori indiani sta segnando qualche vittoria, soprattutto sotto il fronte sindacale, con il riconoscimento degli stipendi arretrati a coloro che hanno avuto il coraggio di denunciare i propri sfruttatori. Ma sono pochissimi casi a fronte di un mare di braccia che soffre a lavora in silenzio e che non sempre trova la forza di andare avanti. Ha colpito molto l’opinione pubblica il suicidio di un bracciante 24enne a Fondi, che il mese scorso si è impiccato nella casa che condivideva con altri connazionali. Un gesto che ha segnato l’ennesimo capitolo triste per la comunità che, lentamente, prova ad uscire dall’ombra rivendicando la prima grande necessità: quella di non morire di lavoro.
Fonte: Il Corriere della sera