LA STORIA DEL TURBANTE

La storia del turbante è molto antica, particolare e piena d’orgoglio. È una storia della quale sono noti molti aspetti, mentre altri sono ancora sconosciuti. È forse l’unico capo d’abbigliamento che ha una relazione anche a livello scientifico, che ha così tanti nomi, modi di essere indossato diversi tra di loro significati, ed è l’unico capo per il quale siano stati fatti sacrifici per mantenerne vivo l’uso. Il turbante è chiamato in inglese e francese turban, in persiano tulbend, in spagnolo, portoghese ed italiano viene chiamato turbante, in tedesco tulbar, in rumeno tuliban, e in latino maiter, in turco sarikh. Un tempo è stato capo di ornamento nelle culture cristiane, ebree, musulmane ed indù. Tra i Sikh viene portato tutt’ora. È difficile definire in modo preciso l’inizio dell’uso del turbante nella storia, ma si stima che fosse utilizzato già nel 1000 a.C. Secondo le ricerche del dottor Gautav Chattarji, il turbante è un dono dell’India, per esempio nelle città di Parrut, Paja, Bodhgea, Sanchi, Matthura e Mahabalimpur, gli archeologi hanno scoperto la presenza del turbante grazie allo studio delle statue e dei graffiti. Nei tempi passati quando venivano lodati i Rig Veda (libri sacri indù), si usava vestirsi con diversi colori e turbanti. In sanscrito si chiama “sirotara” (significa sicurezza del capo). Il grande studioso della moda Dr G.S. Gurya sostiene che le donne indiane portavano il turbante con uno stile diverso rispetto a quello degli uomini.

Portare il turbante è tanto antico quanto la storia dell’India, dopo l’inizio della famiglia Survanshi, viene chiarita la presenza del turbante. Re, imperatori, società religiose, leader delle comunità nomadi e pastori usavano il turbante. Il primo tipo di turbante veniva chiamato corona, ed era un tipo speciale di turbante: poteva portarlo solo un re e dopo la sua morte veniva portato dal suo primogenito maschio per succedergli. Questo turbante veniva chiamato Sir Taj. I diamanti, estremamente preziosi, erano al di fuori della portata delle persone comuni, quindi venivano utilizzati come ornamenti del turbante di re e imperatori. Guardando questi tipi di copricapo, le persone comuni hanno iniziato a chiedere ai tintori di avere diversi colori, e di fissare sopra di questi dei bottoni, per abbellirli. Nel passato il turbante era segno di vittoria e sconfitta; quando il re Porus perse contro Alessandro Magno, i soldati gli dissero di mettere il suo Sir Taj ai piedi del vincitore, per ammettere la sua sconfitta. Ma quest’ultimo rifiutò. Il termine inglese “turban” proviene dal persiano “dulband”, che a sua volta potrebbe risalire alla lingua turca. Il turbante è una lunga sciarpa, che viene arrotolata intorno alla testa; per il turbante viene utilizzato anche il termine persiano “sarband”. Nella cultura egiziana veniva chiamato “Pajar”; può darsi che il termine indiano sikh “pagri” derivi da questa radice. Nella cultura egiziana è usanza che durante un lutto il turbante venga levato; la stessa usanza era comune anche nel Punjab. Alcune persone pensano che il termine “pagg” derivi dal termine sanscrito “pak”, che significava il diventare bianco dei capelli e il raggiungimento dell’età matura.

Nella Bibbia si fa spesso riferimento a questo capo, e si stima che nel 1300 a.C. le persone usassero il turbante, infatti troviamo queste seguenti frasi nella Sacra Bibbia: Fecero la lamina, il diadema sacro d’oro puro e vi scissero sopra a caratteri incisi come un sigillo: “Sacro al Signore”. Vi fissarono un cordone di porpora viola per porre il diadema sopra il turbante, come il signore aveva ordinato a Mosè. In Europa i copricapo come il turbante non sono così comuni negli uomini, ma nelle donne era considerato un capo di alta moda, di norma adornato con gioielli. Anche i pittori se ne sono occupati. Il dipinto di Jan Van Eyck “Uomo con il Turbante”, realizzato nel 1442, è famoso in tutto il mondo; l’uomo con il turbante rosso è considerato lo stesso Jan Van Eyck. Nel XVII Micheal Stewart, Gordon Renny e Ban Bleat hanno dipinto personaggi che indossavano un turbante. Negli anni 1655-1656 un dipinto di Steweart “Un ragazzo con il turbante” ha attirato molta attenzione; ancora prima nel 1635-36 Gordon Renny, ha realizzato “Sevilla” e nel 1640 Ban Bleat il dipinto con il nome “The arch”. In tutte queste opere è evidente come gli artisti stessero presentando il turbante in modo positivo e colorato. In Cina il turbante veniva usato già da prima; ad esempio viene ricordata una particolare protesta del 184 a.C. nella quale i cinesi manifestarono il proprio dissenso indossando turbanti gialli che dimostravano anche la loro unione. Nella religione Islamica al turbante viene dato un enorme valore. Maometto ha scritto manoscritti a questo proposito; secondo il Dr.Tarlochan Singh i turchi consideravano Maometto un santo perché commerciava turbanti.

Secondo alcuni versi del Corano i musulmani devono portare il turbante e addirittura si dice che anche gli angeli lo indossassero; il turbante protegge la testa e dona bellezza al viso. Dovunque nella cultura musulmana è presente e fa parte dell’abbigliamento. Il turbante è diventato un simbolo imperiale, puro e testimonianza di grandezza. Il Re della Turchia metteva tre piume sul turbante accompagnate da preziosi diamanti. I ministri reali avevano due piume, e gli altri ufficiali solo una. In questo modo il turbante era diventato un simbolo di rispetto. Nell’Enciclopedia dell’Islam parte 94, si narra che i turchi e gli egiziani ne avessero un grande rispetto. Secondo il Dr.Tarlochan Singh nella religione musulmana per succedere al trono non c’era una vera e propria corona, ma veniva utilizzato il turbante. Hajrat Mohammand ha dato il turbante a Khuma quando divenne governatore della Siria, e questa cerimonia venne trasmessa ai suoi successori. Si stima che gli egiziani avessero una particolare abilità nel creare tessuti morbidi di lana; i morti venivano arrotolati in un tessuti teneri e sottili ed i loro re e imperatori portavano questi stessi tessuti per il turbante. Gli uomini di Babilonia e Siria avevano capelli lunghi e li pettinavano in numerose trecce.Nel XIV secolo le donne europee coprivano il capo con lunghi e appuntiti cappelli che venivano chiamati “henan”; hanno portato un simile turbante fino al XVIII secolo. Nelle cerimonie indù il turbante ha un posto di grande valore e accompagna le varie occasioni della vita ad esempio nel matrimonio, momento nel quale questi vengono portati e dati in dono. Il più antico significato dell’uso del turbante si trova negli antichi Veda indù, in cui si narra come l’abbigliamento venisse suddiviso in tre tipologie a seconda della parte del corpo che riguardava. Al di sotto della schiena un capo chiamato “Dothi”, in mezzo il capo veniva chiamato “Vash” e in fine sopra la testa “il turbante”.