La donna nel sikhismo

Fin dall’antichità la posizione della donna nella società è stata sempre molto discussa in ogni luogo del mondo. Forse la donna è stata considerata da sempre inferiore agli uomini a causa della sua minore forza fisica, richiesta nei lavori del passato. E così anche in India la donna era secondaria all’uomo. Era la credenza popolare indiana che la donna non dovesse avere la libertà, ma dovesse sempre essere comandata. Normalmente alle donne era negata anche l’istruzione, soprattutto quella religiosa. Alle vedove non era concesso risposarsi, alcune erano obbligate, secondo il rito del sati, ad essere bruciate vive con il cadavere del marito. Gli uomini potevano divorziare dalle mogli, ma non viceversa.

Gli Yogi (le persone si staccavano dalla società e andavano a vivere nella natura, dove pregavano Dio per ottenere poteri) non svolgevano nessun tipo di lavoro, ma facevano solo yoga per tenersi in forma. Si procuravano il cibo andando a chiederlo agli abitanti dei paesi vicini. Non si sposavano, perché consideravano la donna un ostacolo nell’ottenimento dei poteri. Ma nel XV secolo, Guru Nanak Dev Ji, iniziò a difendere la donna, infatti nel Gurbani (inni sacri all’interno del Guru Granth Sahib Ji) scrisse:

“Dalla donna l’uomo è nato;

All’interno della donna l’uomo è stato concepito;

Con la donna l’uomo si è fidanzato;

Con la donna l’uomo si è sposato.

La donna crea nuove relazioni;

La donna è la procreatrice del mondo;

Quando la donna muore si cerca un’altra donna;

Dalla donna si fanno parentele.

Perché denigrare colei che dà vita ai re?

Dalla donna nasce un’altra donna;

Senza donna non c’è vita;

O Nanak, solo il Dio non è nato dalla donna.”

Ang 473, Sri Guru Granth Sahib Ji

Il Guru Nanak Dev Ji si oppose al rito del Sati e vietò completamente questa pratica ai suoi discepoli. All’interno del Sikhismo le donne hanno gli stessi diritti e doveri degli uomini. Anche se si ritiene che la donna sia alla pari dell’uomo, nella realtà la situazione è diversa. C’è chi la definisce come una scarpa (per sottolineare la sua inferiorità) e chi la definisce come la porta per l’inferno. Guru Nanak Dev ji nel Sikhismo tentò di superare queste differenze dicendo che l’uomo e la donna sono uguali. Secondo lui questa divisione tra uomo e donna fu voluta da Dio per completare il mondo, del quale non si conosce né quando sia cominciato né quando finirà.

Nel Guru Granth Sahib ji c’è una frase che rappresenta Dio come l’unione tra i due sessi: “Tu sei mio padre e tu sei mia madre”. Quando il mondo venne concepito, la donna e l’uomo vennero creati contemporaneamente, in quanto nessuno dei due avrebbe potuto vivere senza l’esistenza dell’altro. Guru Nanak Dev ji mentre stava fondando la nuova religione, si batté anche in difesa delle donne, che allora venivano ritenute inferiori all’uomo. Ma come si può umiliare la donna, che è una figlia e dunque rappresenta il gioiello dei genitori, è una moglie e incarna l’amore del marito, è una madre ed è dunque colei che onora e si sacrifica per crescere i figli? Quando una donna diventa madre assume più importanza di quanta non ne abbia già; essere madre è frutto di una vita da moglie, e la maternità stessa deve essere sostenuta da molti sacrifici. A chi non piace la libertà? E chi non vorrebbe vivere in libertà? Chi accetta con un sorriso le catene che privano di questo diritto? Una madre è in grado di sacrificare qualunque cosa per il proprio figlio, anche la propria libertà; una madre che allatta il proprio figlio si può paragonare ad una conchiglia che rende sempre più luminosa la propria perla. Guru Nanak Dev ji girò tutto il mondo nel tentativo di diffondere la conoscenza della nuova religione ai vari popoli, tentando anche di uguagliare il livello della donna e quello dell’uomo all’interno delle diverse società. Sua moglie rimaneva sempre a casa e non lo seguiva per non interferire con il suo viaggio; la sorella di Guru Nanak Dev ji ha avuto un ruolo decisivo nel mandare suo fratello a professare la religione Sikh.

Ha provveduto a comprargli un mandolino e tutto ciò che gli serviva per il viaggio, e si è presa la responsabilità di occuparsi della sua famiglia. Dopo Guru Nanak Dev ji si è attribuita importanza alla parità tra i sessi. Il Terzo Guru ha mostrato il suo dissenso nei confronti del velo che copriva il volto e ha abbolito l’uso del rituale sati (quando il marito moriva, la sua moglie veniva cremata viva), che era ritenuta una delle tradizioni più ingiuste per le donne. La bellezza dell’uomo e della donna sono uguali. I due sono attratti l’uno dall’altra; perché quindi coprire solo la bellezza della donna. Il Terzo Guru ordinò di eliminare questa pratica tra i Sikh. Sha Dole, un importante fachiro di quei tempi, abitante del Gujrat, aveva domandato al Sesto Guru dei sikh che legame ci fosse tra uomini di religione e la donna. Il Guru rispose dicendo che la donna ha un ruolo di grande rilevanza. La donna è alla pari degli uomini nell’arte, nella religione e nell’istruzione. Il Decimo Guru quando diede origine al khalsa panth, rese partecipe della cerimonia anche sua moglie Sahib Kaur; secondo le regole religiose Sikh le donne e gli uomini si trovano allo stesso livello. Una nuova vita nasce, infatti, solo dopo l’unione di un uomo e una donna. Infatti quando il Decimo Guru volle far nascere suo figlio khalsa (cioè tutti i Sikh erano suoi figli) prese con sé Mata Sahib Kaur. Lui aveva avuto il ruolo di padre dei Sikh e quello di madre era stato dato a Mata Sahib kaur; il primo nutrimento era stato composto usando le ptasse (un dolce fatto solo di zucchero) e Guru Gobind Singh ji le mescolò con il khanda (una spada a doppio taglio). Il khalsa prese il potere dal padre e la dolcezza dalla madre Per questo la storia Sikh non è famosa solo per le azioni degli uomini ma anche grazie alle azioni delle donne. Guru Nanak Dev ji era stato aiutato molto da Bebe Nanki ji (sorella di Guru Nanak Dev ji) nella diffusione della religione sikh. Bibi Bhanni (figlia del 3º Guru) con molta devozione e servendo molto fedelmente era riuscita a far ottenere il trono al proprio figlio.