L’India è conosciuta come uno stato religioso. In esso ci sono stati molti santi e fondatori religiosi. Qui da secoli è stata messa in primo piano la ricerca verso Dio. Diversi religiosi hanno diffuso le loro idee. Però molti per raggiungere Dio lasciarono le loro case e andarono sulle montagne e nelle giungle. Coloro che si sono messi alla ricerca di Dio erano persone molto colte ed avevano molte conoscenze e per questo motivo non rimase nessuno contro i governatori dell’epoca, che commettevano reati sul popolo. Il quindicesimo e il sedicesimo secolo furono i secoli d’oro per il movimento della preghiera o meditazione. Per il popolo normale era ancora difficile vivere la loro vita perché subivano molte ingiustizie, ma nessuno li difendeva. In questo periodo una manciata di soldati stranieri uccisero e derubarono milioni di abitanti e così l’India fu sottomessa. In questo periodo buio, il 15 aprile 1469, nacque Guru Nanak Dev Ji. Egli fece nascere un nuovo movimento di libertà ed uguaglianza tra gente schiava da più di mille anni. Disse di meditare nella vita normale senza rinunciare alla società per raggiungere Dio. Uno scrittore inglese disse che Guru Nanak Dev Ji salvò il popolo indiano dagli errori che commettevano da secoli. Guru Nanak Dev Ji dopo aver visto che le persone in cerca di Dio non lavoravano, o lavoravano e non meditavano, per questo motivo, nelle regole principali della religione sikh, fondata da lui stesso, disse di: 1) lavorare onestamente e portare avanti la famiglia, comportarsi onestamente e non rubare. 2) pregare Dio alzandosi presto la mattina, dopo essersi fatti la doccia.
3) Condividere con i bisognosi, cioè di tenere da parte la decima parte dalla propria paga e di condividerla per il bene comune e con le persone che ne hanno bisogno. Quando Bhai Mardana Ji volle partire per diffondere (il messaggi di Dio) con Guru Nanak dev Ji egli chiese le regole da rispettare, Guru Nanak dev Ji li disse di non tagliarsi i capelli, di svegliarsi la mattina presto per pregare, e di servire le persone buone. Per diffondere la parola di Dio, Guru Nanak Dev Ji viaggiò in diversi posti nel mondo, in questi viaggi diffuse il suo pensiero. Nel mondo religioso è molto famosa una teoria che: niente è bello se non è completo, cioè una poesia incompleta non è bella, una musica incompleta non è bella, tutto quello che è incompleto sul mondo non è bello e un uomo incompleto piacerà a Dio? L’uomo è formato da due parti, la parte esterna “il corpo” e la parte interna “l’anima”, con cui l’uomo deve raggiungere Dio. Guru Nanak Dev Ji voleva mantenere complete queste due parti. I capelli sono un dono della natura senza i quali un uomo e una donna sono incompleti. Se l’uomo non va d’accordo con la natura, non può arrivare a Dio che è il suo creatore. Guru Nanak Dev Ji non si è mai tagliato i capelli e seguì questa regola della natura con convinzione e tenne il suo corpo nelle condizioni naturali. Tutti i suoi sikh come lui si tenevano i capelli. All’epoca di Guru Hargobind Sahib ji c’era al potere Zhahanghir, imperatore musulmano dell’Hindustan. Durante l’impero dei musulmani nessun’altra persona, se non musulmana, poteva montare a cavallo, portare con sé armi, indossare il turbante o aspirare al trono. Guru Hargobind Sahib ji indossava un doppio turbante, teneva con sé due spade ed istituì il Sacha Takht (la vera sede del potere), costruendolo più in alto rispetto a quello di Delhi e chiamandolo Akal Takht. In questo modo il Guru ha consegnato al mondo una nuova via, dove la politica e la religione potevano avanzare insieme. Guru Hargobind Sahib diede all’Akal Takht il potere supremo. Nell’antichità il vaisakhi era un giorno in cui si celebrava il primo raccolto nella regione del Punjab. Ma acquisì un’ulteriore importanza per i sikh il 30 marzo del 1699, quando il decimo Guru dei sikh, Guru Gobind Singh Ji, in una città del Punjab, Anandpur Sahib, preparò cinque persone dette “panj pyare” (i sikh più vicini al Guru) dando vita al Khalsa panth (società sikh). Per compiere questa divina azione il Guru utilizzò una metodologia anomala. Nella città Anandpur Sahib, aveva invitato un grande numero di persone attraverso delle lettere inviate nei giorni precedenti. Si alzò in piedi prendendo una spada e disse: “Ho bisogno di un testa per la religione. C’è un sikh che voglia offrirmi il suo capo?” Sentendo questo i sikh si sorpresero, perché non si aspettavano una richiesta di questo genere. I cinque amati preparano l’amrit. Nella cerimonia erano presenti migliaia di Sikh, sempre pronti ad obbedire a qualsiasi ordine del Guru. Tra loro si alzò Bhai Daeya Ram ed abbassò la testa davanti al Guru. Questi lo prese e lo portò nella tenda, e dopo un po’ uscì con la spada sporca di sangue e chiese una nuova testa. Nel frattempo alcune persone scapparono dalla cerimonia, ma il signor Dharmdas da Delhi si avvicinò al Guru e questi lo portò nella tenda. Dopo di lui sig. Mokamchand di Davarka, sig. Himat Rai di Orissa e sig. Sahib Chand posero la loro testa davanti al Guru e lui li portò nella tenda.  Dopo averli vestiti con un abbigliamento sikh, li accompagnò fuori dalla tenda, e così loro divennero i “panj pyare”. Poi il Guru chiese una ciotola di ferro, nella quale mise dell’acqua naturale e “ptasse”, si mise su un ginocchio, iniziò a mescolare con una spada a doppio taglio e cominciò le preghiere di Jap ji Sahib, Jaap Sahib, Sawaiye, Chopai Sahib e Anand Sahib. E così l’amrit (l’acqua santa del battesimo) fu pronta. I Panj Pyare bevvero l’acqua santa ed al loro nome fu aggiunto il cognome Singh. Il Guru diede l’ordine di indossare i cinque kakar: kesh (capelli), karha (braccialetto di ferro), kanga (pettine), kashera (una particolare veste intima), kirpan (pugnale). I capelli hanno più importanza tra i kakar, perché sono un dono della natura e fanno parte del corpo; tagliarli sarebbe contro la volontà di Dio e Kesh: Il primo simbolo “i capelli” che ci è stato donato dalla natura. La loro cura è importante. Chi taglia i capelli è fuori dalle regole del Sikhismo e anche se portasse altri 4 simboli egli non è un vero sikh. Come la luna è più bella con le stelle anche i capelli sembrano belli con altri 4 simboli. Per curarli è molto importante tenere in testa il turbante che è diventato anch’esso una parte del corpo. KANGA: La pulizia dei capelli è importante. Per la loro la pulizia è importante l’uso del pettine d legno perché la plastica strofinandosi con i capelli si produce cariche elettro-statiche e quindi si danneggiano. In ogni momenti della giornata è importante tenere il Kanga nella raccolta dei capelli, tenendolo sempre insieme ai capelli ci si deve fare la pulizia due volte al giorno. KARHA: I sikh mettono un braccialetto di ferro e questo ricorda loro il giuramento a dio. Ogni essere umano ogni cosa che fa che sia bella che brutta la fa attraverso le mani, e per questo ci è stato comandato che esso ci si deve tenere nella mano destra, quando cominciamo a fare qualsiasi cosa esso venendoci davanti agli occhi ci ricorda che io sono un Sikh e non devo fare niente di male con queste mani, ma devo prendere la spada per tagliare il malvagio e difendere l’innocente. KASHERA: Il kashera è un sotto veste intima particolare formata da un laccio. La sua struttura non e mai stati cambiata e non cambierà mai. Simboleggia la fedeltà del uomo e della donna cioè l’uomo deve essere fedele alla moglie e la donna deve essere fedele al marito. La sua lunghezza deve essere minimo fino alle ginocchia. KIRPAN: Il kirpan (pugnale o spada) rappresenta l’onore, Guru Gobind Singh ji ordinò ai sikh di portarlo sempre con se. Un sikh non deve mai staccarlo dal suo corpo, perché in qualsiasi momento potrebbe servire, un sikh è un santo ma anche un soldato. Un sikh in ogni momento del giorno ricorda il nome del Creatore e ma visto che allo stesso tempo è anche un soldato, se davanti un sikh succede un ingiustizia allora lui non la deve trascurare. Questo pugnale viene utilizzato per difendere i deboli e viene portato solo da persone battezzate: dovunque ci sarà il male il Sikh combatterà contro esso. Il pugnale viene tenuto sempre nella parte sinistra del corpo e il suo porta pugnali è fatto di una particolare stoffa. Senza il kirpan un sikh non può vivere. Il pugnale di un Sikh non può essere paragonato all’arma d’oggi, perché il pugnale di un Sikh è il simbolo della preparazione al combattimento contro il male in qualsiasi momento. Le 5 k servono a combattere il male. Guru Gobind Singh ji ordinò di credere in un solo Dio; diede anche altri ordini come pregare e rispettare la volontà di Dio. Al giorno d’oggi viene fatto dai panj-pyare alla presenza del Guru Granth Sahib Ji.